Poesia

A:

Allegoria: indicare un’idea, un concetto (spesso mistico o soprannaturale) con immagini concrete.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura (Dante)

Dove la selva oscura è il peccato.

Come si può facilmente comprendere l’allegoria è strettamente collegata alla metafora, tanto che alcuni la definiscono una sorta di metafora continuata. Un’intera opera può essere allegorica e quindi simbolica; caso emblematico la Commedia di Dante.

Anacoluto: rottura di costruzione, cioè mancanza di sostegno all’elemento col quale si incomincia una frase, che viene lasciata senza l’appoggio di una funzione sintattica congruente. L’anacoluto rappresenta, quindi, una frattura nell’ordine sintattico della frase (un soggetto resta per esempio sospeso senza che vi sia un adeguato predicato, v. Tema sospeso)

Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro (Manzoni)

In questo caso Quelli appare come un soggetto senza predicato, mentre nello svolgimento della frase diviene complemento di vantaggio senza però la preposizione Per.

Allitterazione: ripetizione di suoni (e quindi di lettere) in qualsiasi posizione, vicini tra loro quanto basta per essere avvertiti facilmente

Lieta dell’aer tuo veste la Luna/ di luce limpidissima i tuoi colli (Foscolo)

Quando ingorga gli anfratti si ritira e risale (De André)

Anadiplosi: ripetizione dell’ultima parte del segmento nella prima parte del segmento successivo (…x/x…)

Questo rumore che rompe il silenzio/ questo silenzio così duro da masticare (De Gregori)

Eravamo turbe/ turbe gelose (Merini)

Anafora: ripresa di una o più parole all’inizio di enunciati, o di loro segmenti, successivi (x…/x…)

Per me si va ne la città dolente,/ per me si va ne l’etterno dolore,/ per me si va tra la perduta gente (Dante)

Figlio occhi iocundi,/ figlio, co’ non respundi?/ Figlio, perché t’ascundi (Iacopone da Todi)

Anastrofe: inversione nell’ordine abituale (soggetto-predicato-complemento) di due o più parole o sintagmi successivi. Di fatto è una varietà dell’iperbato

Allor che all’opre femminili intenta/ sedevi (Leopardi)

Per: allora che sedevi intenta all’opre femminili

Antanaclasi: ribaltamento di un’espressione usata da un’altra persona per dargli un altro significato

«Amleto, tu hai molto offeso tuo padre» «Madre, voi avete molto offeso mio padre»  (Shakespeare)

Anticlimax: v. Climax

Antifrasi: espressione per dire l’opposto

Proprio una bella giornata, oggi.

Per dire: brutta giornata

Antonomasia: usare al posto del nome proprio un epiteto o una perifrasi che caratterizza l’individuo nominato 

e tu prima, Firenze, udivi il carme/ che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco (Foscolo)

dove Ghibellin fuggiasco è Dante

 

C:

Chiasmo: contrapporre due espressioni concettualmente affini in modo che i termini della seconda siano disposti in ordine inverso a quelli della prima. Semplificando, possiamo dire che il chiasmo è una struttura ad X, per cui a-b-b-a

Siena mi fè, disfecemi Maremma (Dante)

dove a è Siena e Maremma e b è fè e disfecemi

In alcuni casi possiamo avere una vera e propria inversione

sopire e troncare, padre molto reverendo, troncare e sopire (Manzoni)

E non vedi più niente e più niente ti vede (De Gregori)

Climax: succedersi di parole che rappresentino un’amplificazione o un’attenuazione (in questo caso si parla di anticlimax) progressiva delle idee comunicative. Il climax ha la struttura di un’anadiplosi continuata (…x/x…y/y…z/z…)

Noi siamo usciti fore/ del maggior corpo al ciel ch’è pura luce:/ luce intellettual, piena d’amore,/ amor di vero ben, pien di letizia;/ letizia che trascende ogne dolore (Dante)

 

D:

Diafora: ripetizione di una parola all’interno di una frase con cambiamento o enfatizzazione di significato

La mattina seguente Don Rodrigo si destò Don Rodrigo (Manzoni)

 

E:

Ellissi: omissione uno o più elementi fondamentali della frase. Lo stile nominale (cioè privo del verbo) dei titoli dei giornali è un tipico esempio di elissi

Rifiuti, alta tensione a Napoli

Endiadi: esprimere con due termini coordinati un unico concetto

Nella strada e nella polvere

Per: nella strada polverosa

Enjambement: quando una frase non termina a fine verso, ma continua in quello successivo

Forse perché della fatal quiete/  tu sei l’imago a me sì cara vieni/ o sera! E quando ti corteggian liete

le nubi estive e i zeffiri sereni (Foscolo)

Epanalessi: ripetizione di un’espressione all’inizio (xx…), al centro (…xx…) o alla fine (…x) di un segmento testuale

In verità. In verità vi dico (xx…)

La ratio, il logos, non hanno buona stampa, lo so, lo so, nel nostro mondo patetico (Gadda) (…xx)

Ma la figlia/ del limo lontana,/ la rana,/ canta nell’ombra più fonda,/ chisa dove, chi sa dove (D’Annunzio) (…xx)

Epanadiplosi: ricorrenza di uno o più termini all’inizio e alla fine di un segmento testuale (x…x)

Piace alla gente che piace

Epifonema: sentenza posta a conclusione di un discorso

Epifora: ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati (…x/…x)

ma poi che ‘l tempo de la grazia venne, / senza battesmo perfetto di Cristo / tale innocenza la giù si ritenne. / Riguarda omai ne la faccia che a Cristo / più si somiglia, ché la sua chiarezza / sola ti può disporre a vedere Cristo (Dante)

Epifrasi: aggiunta di un membro a un enunciato in modo tale da produrre un iperbato fra il membro aggiunto e quelli ai quali quest’ultimo si coordina

Dolce e chiara è la notte e senza vento

Per: dolce, chiara e senza vento è la notte

Epiteto: accostamento, generalmente al nome proprio, di un elemento che caratterizza un personaggio. È tipico dei poemi omerici

Achille, piè veloce

Epistrofe: v. Epifora

 

I:

Iperbato: segmento di un enunciato che viene interposto a due costituenti di un sintagma

Il di lei fratello

Iperbole: esagerazione nell’amplificare o nel ridurre la rappresentazione della realtà

Mi piace da morire

Isocolo: equivalenza nell’ampiezza e nella struttura sintattica di periodi, frasi e loro membri; e di strofe, versi nella forma metrica. È molto presente nel linguaggio pubblicitario e negli slogan degli ultras

Qui si vince o si muore

 

L:

Litote: negazione del contrario

Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone (Manzoni)

Per dire non coraggioso e quindi vigliacco

 

M:

Metafora: uso di una parola per un’altra il cui senso letterale ha somiglianza con il senso dell’altra. La metafora è probabilmente la figura retorica che ha maggiormente fatto discutere gli studiosi di retorica; semplificando di molto possiamo dire che essa è una similitudine abbreviata. D’altronde anche la metonimia e la sineddoche sono forme particolari di metafora essendo dei tropi

da chiuso morbo combattuta e vinta,/ perivi, o tenerella. E non vedevi/ il fior degli anni tuoi (Leopardi)

Fior degli anni sta per giovinezza

Metonimia: tropo che porta ad indicare una cosa non con il suo nome abituale ma con il nome di un’altra cosa che è legata alla prima da vicinanza di significato, da un’affinità di tipo logico o materiale. In particolare la metonimia può indicare:

– la causa per l’effetto: avere le guance rigate di pianto (di lacrime)

– il contenente per il contenuto: bere un bicchiere

– lo strumento per chi l’adopera: essere una buona penna

– il fisico per il morale: è una persona di cuore

– il luogo per gli abitanti: Roma vinse contro i cartaginesi

– la marca per il prodotto: ho comprato una Fiat

– l’effetto per mezzo della causa: ha rimesso in sesto la casa con i soldi del padre

– l’autore per l’opera: Leggere Manzoni

– la divinità mitologica per i suoi attributi: bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere

– la materia per l’oggetto: possedere molti ori (monili d’oro)

– l’astratto per il concreto: confidare nell’amicizia (negli amici)

– il concreto per l’astratto: ascoltare il proprio cuore (i sentimenti)

 

O:

Omoteleuto: identica (o simile) terminazione di parole accostate. La rima è un omoteleuto

Onomatopea: parola che imita un rumore o un suono.

Possiamo avere delle parole onomatopee senza un significato proprio

…Nei campi/ c’è un breve gre gre di ranelle (Pascoli)

oppure possono avere un proprio significato

mentre si levano tremuli scricchi/ di cicale dai calvi picchi (Montale)

Ossimoro: accostamento di due parole dal significato opposto

Questa pace terrificante (De André)

 

P:

Perifrasi: giro di parole per indicare in altro modo un oggetto, una persona, ecc. Quelle eufemistiche sono usate per non urtare la sensibilità

Di buon grado

Per dire volentieri

Non vedenti

Per ciechi

Polittoto: ricorrenza di un vocabolo con funzioni sintattiche diverse nello stesso enunciato o in enunciati vicini

Le mani nelle mani

Paronomasia: accostamento di parole dal suono simile ma dal significato diverso

Moglie dalle larghe maglie dalle molte voglie (De André)

Personificazione: v. Prosopopea

Prolessi: anticipazione di una parte della proposizione o del periodo che nella costruzione normale andrebbe dopo, per mettere in evidenza un concetto o una parola

La morte è quello/ che di cotanta speme oggi m’avanza (Leopardi)

Prosopopea: raffigurare come persona esseri inanimati o entità astratte

Prostesi: v. Protesi

 

S:

Similitudine: accostamento di due termini o due azioni sulla base di un rapporto di somiglianza generalmente espresso dal come. Nella Commedia dantesca se ne contano ben 571, la prima la incontriamo nel I Canto dell’Inferno (vv. 21-26)

E come quei che con lena affannata,/ uscito fuor del pelago a la riva, / si volge a l’acqua perigliosa e guata,/ così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,/ si volse a retro a rimirar lo passo/ che non lasciò già mai persona viva

Simploche: combinazione di anafora e di epifora (x…y/x…y)

Sinchisi: mescolamento dell’ordine abituale delle parole tramite anastrofi e iperbati. Di fatto la sinchisi produce una certa oscurità di significato

Il divino del pian silenzio verde (Carducci)

Sineddoche: Tropo che consiste nell’uso in senso figurato di una parola al posto di un’altra, la quale sta alla prima in relazione di quantità. Metonimia e sineddoche sono spesso accostate, ma nella metonimia la contiguità è spaziale, temporale o causale, nella sineddoche la relazione è di maggiore o minore estensione.

La sineddoche può indicare:

    – la parte per il tutto: tetto per casa

    – una materia per il prodotto: il ferro per la spada

    – il tutto per la parte:  l’Italia ha battuto la Francia ai rigori (per indicare le squadre)

    – il singolare per il plurale e viceversa: l’italiano è scaltro (per italiani)

    – il genere per la specie e viceversa:  felino per gatto

Sinestesia: associazione di parole che appartengono a sfere sensoriali diverse

…all’urlo nero/ della madre che andava incontro al figlio (Quasimodo)

e ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto (De Gregori)

 

T:

Tropo: è una qualsiasi figura retorica che attua un trasferimento di significato. V. Metafora, Metonimia, Sineddoche

Tricolon: parallelismo di tre membri tramite isocolo

L’esperienza di ieri – l’avventura di oggi – le sfide di domani (slogan pubblicitario)

 

Z:

Zeugma: elissi che provoca incongruenze semantiche o sintattiche

Parlar e lagrimar vedrai insieme (Dante)

 

Metrica e Linguistica:

 

A:

Aferesi: soppressione di vocale o sillaba all’inizio di parola

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno (Leopardi)

Apocope: caduta di vocale o sillaba a fine parola, corrisponde a livello grammaticale al troncamento e non necessita della presenza contigua di una parola che inizia con vocale (in quel caso si parla di elisione)

Nel mezzo del cammin di nostra vita (Dante)

Asindeto: assenza di coungiunzioni coordinanti

Don Abbondio, vide confusamente, poi vide chiaro, si spaventò, si stupì, s’infuriò, pensò, prese una risoluzione (Manzoni)

 

C:

Che polivalente: pronome relativo usato al posto della preposizione+cui

La ragazza che ci sei uscito ieri

 

D:

Deittico: elemento che caratterizza l’enunciato rispetto alla situazione, al luogo, al tempo. Si dividono in deittici personali, spaziali e temporali

Dialefe: quando la vocale finale di una parola e quella iniziale della parola contigua sono pronunciate separatamente e quindi appartengono a due sillabe metriche diverse. Situazione opposta è la sinalefe

O anima cortese mantovana (Dante)

o-a-ni-ma-cor-te-se-man-to-va-na

Dieresi: separazione in due sillabe metriche distinte di due vocali che a livello grammaticale appartengono alla stessa sillaba- è l’opposto della sinalefe

Faceva tutto rider l’oriente (Dante)

Fa-ce-va-ri-der-tut-to-l’o-ri-en-te (11 sillabe grammaticali)

Fa-ce-va-ri-der-tut-to-l’o-rien-te (10 sillabe grammaticali)

Dislocazione: così come la frase scissa e la topocalizzazione è una rottura dell’ordine abituale della posizione delle parole in una frase. Si dice ordine non marcato la sequenza Soggetto-Predicato-Complemento (e più in generale tema-rema); ordine marcato quando questo schema viene rotto.

Possiamo avere la dislocazione a sinistra, quando l’oggetto su cui il parlante punta l’attenzione viene spostato a sinistra e quindi ripreso dal pronome

Con la tua auto non ci vengo

E dislocazione a destra quando l’oggetto viene anticipato da un pronome e quindi posposto

L’ho comprato il latte

 

E:

Enunciato: qualsiasi combinazione di parole emessa da uno o più parlanti in rapporto ad una determinata situazione comunicativa. Può essere formato da una sola frase o dall’unione di più frasi

Epentesi: aggiunta di lettere all’interno di parole

Genua-Genova

Epitesi: aggiunta di lettere finali in una parola

Virtù-virtude

 

F:

Frase scissa: quando una frase composta da una proposizione viene scissa in due proposizioni tramite la formula Essere…Che (v. Dislocazione)

Carlo ha comprato il giornale

È Carlo che ha comprato il giornale

Frase pseudoscissa: è come la frase scissa, ma con i termini invertiti (v. Dislocazione)

Io facevo da mangiare (ordine non marcato)

Ero io che facevo da mangiare (ordine marcato con frase scissa)

Che facevo da mangiare ero io (ordine marcatp con frase pseudoscissa)

 

M:

Metatesi: investimento di suoni all’interno di parola

Areoplano per aeroplano

 

P:

Protesi: aggiunta di lettere all’inizio di parola

Iscritto per scritto

Polisindeto: presenza di congiunzioni coordinanti

 

R:

Rema: elemento della frase che è dato per nuovo. Le frasi sono costituite, infatti, dall’unione di elementi noti ed elementi nuovi. (v. Tema)

Giorgio si è rotto la gamba (Giorgio è tema, mentre si è rotto la gamba è rema)

 

S:

Sinalefe: fusione in un’unica sillaba metrica di una vocale a fine parola con la vocale iniziale di parola contigua

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono (Petrarca)

Voi-cha-scol-ta-tein-ri-me-spar-seil-suo-no

Sincope: eliminazione di lettere all’interno della parola

Spirto per spirito

Sineresi: fusione in un’unica sillaba metrica di due vocali contigue che a livello grammaticale appartengono a due sillabe distinte

Questi parea che contra me venisse (Dante)

Que-sti-pa-rea-che-con-tra-me-ve-nis-se (11 sillabe metriche)

Que-sti-pa-re-a-che-con-tra-me-ve-nis-se (12 sillabe grammaticali)

Sintagma: unità sintattica risultante dalla combinazione di una o più unità lessicali e grammaticali. In sostanza l’unione minima di sue o più parti del discorso (articolo, nome, pronome, ecc.) che abbiano un significato. La frase “ho mangiato la pasta” è composta dal sintagma verbale (ho mangiato) e da quello nominale (la pasta)

 

T:

Tema: elemento della frase che è dato per noto (v. Rema)

Tema sospeso: simile alla dislocazione a sinistra, ma senza il pronome di ripresa o segni della sua funzione (v. Anacoluto)

A Mario gliene parlo io (dislocazione a sinistra)

Mario gliene parlo io (tema sospeso)

Tema pendente: apertura di una frase con il tema senza una ripresa, è tipica del parlato

Vacanze separate, bisogna essere una coppia inossidabile per poterla gestire

 

Z:

Zeppa: parola o frase inserita senza nessuna giustificazione comunicativa per completare un verso o un periodo

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