Intervista a Oliviero Malaspina
Oliviero, come è nata la tua collaborazione con Fabrizio De André?
La collaborazione con Faber nasce per merito di Cristiano. Un giorno gli fa leggere le mie poesie, contenute nella raccolta Vivere davanti alla luna fredda e ascoltare il mio primo Ep Caravaggio. Fabrizio mi chiama tramite Cristiano e mi invita a fare quattro chiacchiere a casa sua a Milano. Dopo 5 minuti mi sembrava di conoscerlo da una vita. Qualche mese dopo mi chiama per dirmi che ha fissato un appuntamento alla BMG per ristampare Hai!Hai!Hai! e per farmi avere un nuovo contratto. A casa mia proprio in quel momento oltretutto c’erano Michele Ascolese e Daniela Colace che erano in pausa tour con lo stesso Faber. Purtroppo con la BMG non si è poi fatto nulla, perchè il giorno dell’appuntamento Fabrizio era al funerale di Naco (Giuseppe Naco Bonaccorso, scomparso in un incidente stradale nel 1997, è stato percussionista di Fabrizio in Anime salve, n.d.r.). Al suo posto è andato alla BMG il mio editore di allora che non ha concluso nulla.
La tua è un’attività piuttosto poliedrica che oltre la musica spazia dalla narrativa alla poesia, ma è probabilmente il Premio Recanati, che hai vinto per ben tre volte, quello che ti ha dato maggiori soddisfazioni.
Guarda, “Recanati” è arrivato all’improvviso: nel 1989 leggo su un giornale la pubblicità con i nomi dei giurati, tra cui figurava anche Faber e che allora non conoscevo, e mi dico: Sì, figurarsi! Mando comunque il pezzo Romanzo Popolare e… vinco. Poi lo vinco anche l’anno seguente con Figlio di un Do minore e nel 1992 rivinco con Appunti su Carta Velina. Recanati è diventata un po’ la mia seconda casa: nel 1994 sono andato a presentare Vivere davanti alla luna fredda, di ritorno da un giro per insegnanti di italiano in Austria con Guccini. E nel 1995 vi ho presentato l’EP Caravaggio.
Nel 1997 inizi a collaborare con Faber al progetto dei Notturni (il disco postumo che Fabrizio ha scritto con Malaspina, n.d.r.) e quindi sei con lui in tournée nel 1998, ci dici come andò quell’esperienza?
Sì, è proprio Faber che mi chiese di aprire il tour estivo 1998. Come puoi immaginarti io ero ovviamente al famoso settimo cielo. La mossa strategica di Faber era di non annunciarmi con locandine o sul palco. Arrivavo direttamente sul palco mentre il pubblico aspettava lui. Credo fosse un marketing umano per vedere le reazioni del pubblico. Furono sempre positive. Lo ricorderò come uno dei periodi più belli della mia vita.
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Se purtroppo la tua collaborazione con Fabrizio si è dovuta interrompere, hai però continuato a lavorare con Cristiano, con il quale hai firmato quello che è considerato il suo capolavoro, Scaramante. Come è il tuo rapporto con lui? Come è stato lavorarci insieme?
Il mio rapporto con Cris è un rapporto apertissimo ed estremamente fraterno nella vita. Altrettanto da un punto di vista lavorativo. Da Sul confine in poi abbiamo sempre lavorato in perfetta sintonia. Questa sintonia ha toccato il suo apice durante la scrittura e la lavorazione di Scaramante, un periodo veramente sereno in cui si stava un po’ uscendo dal peso del lutto di Faber e però c’era la spinta di Faber, la spinta della piccola Alice, il grande aiuto morale e musicale di Sabrina. Un altro dei periodi più belli della mia vita. Io credo che solo Faber e Cris mi abbiano capito veramente. Il resto intorno, per dirla con Cris,… “che gran confusione”!
(Estratto da Genova. Storie di canzoni e cantautori)