Maurizio di Tollo – L’Uomo Trasparente

È un lavoro ricchissimo e particolarmente intenso, questa opera prima di Maurizio Di Tollo. Ricco di idee, di spunti e di suoni. Nato con l’esigenza di dare voce a un dolore profondo, a un senso personalissimo di solitudine e di abbandono, “L’uomo trasparente” però tocca corde universali, indagando sulle solitudini di ciascuno di noi. L’uomo trasparente, per cui, sono io e sei tu… perché davvero si ha l’impressione che pure nell’epoca della comunicazione globale (tra social network in cui si “richiedono” e “accettano” amicizie!) l’uomo non sia mai stato così solo. Trasparente, appunto, agli occhi degli altri.

Pur nascendo come un disco in divenire che Di Tollo ha edificato mattone dopo mattone, canzone dopo canzone, alla fine il risultato è un vero e proprio concept album. Concept non solo nel senso di album a concetto, ma anche per la sua costruzione in cui le tracce si susseguono senza soluzione di continuità con l’inserto di recitativi che hanno lo scopo di fare da ponte da brano a brano (che però, almeno per chi scrive, in alcuni punti tendono ad appesantire il dettato). L’inizio è folgorante e bellissimo: “Eccomi/, seduto sui miei anni,/ aggrappato ai ricordi,/ in questa casa silenziosa,/ nudo e trasparente./ Eccomi”.
Per certi aspetti il disco è anche una sorta di viaggio che conosce diverse tappe. Si parte dalla distanza siderale di Tannhauser (chi non si ricorda il monologo finale di Blade runner), si attraversa la memoria del narratore (il bellissimo dittico Pioggia sulla memoria e La curva dei pitosfori), per approdare finalmente alla possibilità di rinascere, prima tramite la consapevolezza del proprio esistere (Io sono quel cespuglio) e quindi attraverso un nuovo amore che ci si pone accanto (e con cui si condivide anche la gioia del corpo: “Amami/ nel sapore salato/ dei nostri sessi accesi/ l’uno sull’altro”). E proprio quando finalmente il viaggio sembra approdato alla meta finale, ecco che invece riprende inesorabile. La rinascita implica la ripresa del percorso, si lasciano dietro di sé macerie fumanti per giungere finalmente a casa: “Polvere e macerie attorno a me/ pensare e costruire, arginare il mare/ Nell’istante in cui rinascerò/ ieri ero carne morta./ Oggi no”.

L’ultimo tassello di questo viaggio è forse il più sorprendente e il più doloroso. Perché è come se il narratore finalmente fosse riuscito a chiudere col proprio passato, fosse riuscito a trovare il motivo primario del senso della solitudine: l’abbandono dei propri genitori a cui è dedicata la struggente I topi saranno i vincitori che chiude l’album: “Madre di piume ed ossa/ madre non fosti mai./ Una voce dentro il telefono a gettone./ Ti pongo una domanda/ per cui spesso ti ho implorato./ Dimmi adesso:/ perché m’hai abbandonato?” (da notare quel punto tra “mai” e “Una voce” che rovescia totalmente il dettato).

Ma L’uomo trasparente, si diceva, è un disco ricchissimo anche musicalmente in cui Di Tollo può esprimere tutte le competenze acquisite in vent’anni di carriera (già batterista tra gli altri di Francesco Baccini, Di Tollo è membro della Maschera di cera e dei Finisterre, come autore ha vinto nel 2009 il concorso “Notturno per Faber” con la canzone Notturno delle parole scomposte cantato da Chiara Jerì). Si spazia, così, dai – molti – riferimenti prog ad una forma canzone (d’autore) più tradizionale. Certo, non mancano piccole sbavature (come per esempio l’inserimento, un po’ vintage, di moog e mellotron ne I topi saranno i vincitori), ma L’uomo trasparente è davvero un grande e bella opera prima, un cd che gira bene nel lettore e che sicuramente non lascia indifferenti. Una nota di merito, infine, a Ksenja Laginja (autrice anche del testo de La poesia della carne e voce narrante) per la bellissima copertina e il book interno.

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