Giulio Casale – Bootleg #3
Chi di noi, in epoca di lockdown, non si è messo a riordinare vecchi cassetti e, perché no, archivi digitali? Vecchie foto ci hanno riportato in un’epoca pre-covid quasi fosse, quello, un periodo scevro da ansie ed inquietudini. L’abbraccio di un amico, un bacio ai propri genitori. Tutti gesti, allora, scontati che d’improvviso si sono persi, come in un libro di Stephen King. O di Michel Houellebecq.
Qualcosa di simile ha fatto Giulio Casale. Ma dai suoi cassetti sono comparse vecchie – ma neppure troppo – registrazioni di concerti e spettacoli teatrali. Materiale degno, sia per la qualità artistica che per quella sonora, di essere condiviso. Così, un poco in sordina, quasi si trattasse di un disco-pirata – bootleg, appunto – ecco l’idea di regalare ai propri fan (appena 300 copie cd numerate) queste piccole perle incastonate in almeno quattro diversi concerti-spettacolo. Ci sono ‘Le notti bianche’, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Dostoevskij; due tappe dell’Inexorable tour con Alessandro Grazian ed Emanuele Alosi; e, ancora, i ‘Frammenti di un discorso poetico’ con Nicola Alesini. Ne esce un lavoro che paradossalmente, vista l’eterogeneità degli spettacoli, sa essere perfettamente omogeneo e ci rende tutta la grandezza di un artista che sembra continuamente in bilico di raccontare ansie personali e necessità di leggere il nostro presente alla ricerca di un senso finale.
Nella track-list domina, inevitabilmente, l’ultimo lavoro in studio del cantautore, Inexorable (disco bellissimo, di cui ne avevamo parlato qui). Ma se là il lavoro suonava molto curato, con sonorità che strizzavano l’occhio a un certo pop-rock sofisticato, qui tutto è mutato: le tracce vengono “spolpate”, ridotte all’osso, come consumate dalla ricerca di essenzialità, tanto che in alcune parti sembra quasi di ascoltare canzoni della prima ondata grunge. Sarà allora la voce ad emergere incontrastata, ora perfettamente modulata, ora quasi straniante. Quasi che la voce debba dare dignità esistenziale a chi canta di essere corpo (Sono corpo).
Bellissime poi le cover. Si inizia da una splendida Cosa sono le nuvole – forse una delle vette più alte di Domenico Modugno con il testo di Pier Paolo Pasolini (la canzone chiudeva l’omonimo episodio del poeta-regista in ‘Capriccio all’italiana’), per passare a Incubo numero zero di Claudio Lolli, l’amato David Sylvian di The golden way e il riadattamento di Raccontami di Nicola Alesini con testo tratto da ‘Le città invisibili’ di Italo Calvino. Non c’è dubbio, però, che l’epitome di questa serie – ma forse di tutto il cd, insieme a Soltanto un video – è rappresentato dalla rilettura della canzone di Claudio Lolli. Perché qui si va ben oltre la semplice cover: lo “spolpamento” di cui parlavamo prima trasforma il brano in una sorta di recitativo, di poesia-incubo straniante, distopica in cui il sax di Nicola Alesini (qui insieme a Giulio nella foto) perde qualsiasi connotazione “melodica” per trasformarsi in voce, anch’essa angosciante e terribile. Un piccolo gioiello da proteggere contro l’imbarbarimento dei tempi odierni (che in qualche modo Claudio Lolli aveva già preconizzato).
Casale segue da tempo la strada per certi aspetti dell’eresia e della eterodossia, quasi incurante delle mode del momento e della vacuità che ci circonda (Un giorno storico). La scelta, credo, di voci sempre fuori da coro quali Michel Houellebecq, Pier Paolo Pasolini, Claudio Lolli e – perché no? – David Sylvian ne sono una conferma. Di fronte all’impossibilità di aderire totalmente a una realtà che non ci appartiene – o a cui non apparteniamo noi? -, l’unica possibile pervicace rivendicazione etica è quella di dichiararsi un sopravvissuto al nulla di gran parte della musica degli anni Zero-Dieci e alle false promesse di chi si è preso gioco di noi.
Chiude Bootleg #3 – proprio come Resto io chiudeva “Inexorable” – un brano per certi aspetti programmatico, perché dire “Resto io” può essere interpretato in duplice chiave: rivendicare il restare fedele a se stesso, nonostante tutto, e/o ricordare di essere l’unico su cui – l’amante? l’ascoltatore? – può ancora fare affidamento.
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