Nada – Occupo poco spazio

Cercare di dare conto della carriera di Nada è un’impresa che può ricordare quella del protagonista del Conte di Kevenhüller di Giorgio Caproni: il cacciatore prova a catturare la sua preda, ma la Bestia è già andata altrove. Il critico prova a stanare l’artista livornese, ma lei è già andata oltre. Per dire, Nada  esordisce a 15 anni (sì, avete letto bene, a 15 anni) al Festival di Sanremo interpretando una delle canzoni che appartengono di diritto all’immaginario collettivo popolare, Ma che freddo fa. Passano solo 4 anni e collabora con Piero Ciampi (sì, avete letto bene, Piero Ciampi) e Gianni Marchetti per il disco Ho scoperto che esisto anch’io. Da Sanremo a Ciampi a soli 19 anni! Ma mica finisce qui, l’anno dopo è alle prese con il gruppo Prog La Reale Accademia di Musica con cui pubblica 1930: Il domatore delle scimmie. Sono passati solo 5 anni dal debutto e lei ha già attraversato almeno tre stagioni artistiche. Negli anni Ottanta la ritroviamo alle prese con un Pop d’autore che la porta a incidere un altro brano che ottiene un successo clamoroso, Amore disperato. Dopo aver abbandonato le scene per un certo periodo, ecco che la Belva si sposta altrove. La vera svolta è il 1998, quando intraprende un tourfondamentale con Ferruccio Spinetti e Fausto Mesolella in cui dà una nuova veste ai suoi brani. Ma la Bestia è altrove, dicevamo. L’anno dopo inizia a scrivere anche la musica dei suoi pezzi e l’album Dove sei la vede protagonista, quindi, non solo come interprete ma anche come autrice. Continua, però a collaborare e – soprattutto – a spostarsi altrove.

Questo ampio preambolo, per dire che anche l’ultimo (bellissimo) disco di Nada Malanima, Occupo poco spazio, è un lavoro che si pone in una sorta di Altrove, e la conferma di diritto come una delle migliori compositrici nel nostro panorama musicale.

Occupo poco spazio è un album davvero di rara bellezza: dieci tracce registrare in presa diretta alle Officine Meccaniche di Milano con l’apporto fondamentale negli arrangiamenti e nella direzione dell’orchestra di Enrico Gabrielli. Dieci tracce che sono altrettanti mondi musicali, in cui si spazia da suoni punk-rock (Il tuo Dio) a inserti più retrò (Questa vita cambierà, Gente così), passando anche per un certo tipo di vocazione alla teatralità in stile Kurt Weill (La terrorista) e alla melodica (Sara). Nada ci racconta la storia – alle volte pubblica alle volte privata – di dieci donne, le loro fragilità (Anima), i loro amori incompresi (Gente così), le loro battaglie, non solo allegoriche (Sulle rive del fiume). Dieci donne costrette ad agire in un mondo che sta andando in frantumi. Un funerale a cui, però Nada rifiuta – giustamente di partecipare: “Non mi invitare al funerale/ della stagione andata male/ che seppelliscono le idee/ e tutto resta sempre uguale/ e se ti chiedono di me/ digli che non ricordi bene/ forse mi hai lasciato sotto il sole/ a bere una spremuta di limone/ forse mi hai lasciato sotto il sole/ sulla tomba di un mondo che muore/ sulle crisi di una passione/ di un paese che non ha più nome” (L’ultima festa).

 Questo mondo può anche andare in frantumi. Ma la Bestia intanto è già altrove.

Pubblicato su http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/occupo-poco-spazio/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *