New Trolls – Concerto Grosso numero 3 (concerto)

Ci sono gruppi che hanno fatto la storia della musica leggera. Ci sono album che sono entrati nell’immaginario collettivo, diventando a modo loro frammenti di cultura popolare. Monoliti che continuano a trasmettere emozioni. È il 1971 quando i New Trolls – reduci dal grande successo diSenza orario e senza bandiera – incontrano il compositore argentino Luis Bacalov. È il periodo della grande sperimentazione in campo musicale, il progressive sta sparigliando le carte mandando a rotoli facili definizioni e collocazioni. La forma canzone lascia spazio alla suite. È la contaminazione. Il rock si mescola e si integra con altre forme. Bacalov in particolare concepisce per i New Trolls una partitura barocca – con tanto di vera orchestra sinfonica – da amalgamare con le svisate chitarristiche di Nico, il flauto traverso di Vittorio, il basso di Giorgio e il rullante di Gianni. Nasce un piccolo grande capolavoro, Concerto Grosso per i New Trolls. Nessuno in Italia si era spinto a tanto. Il disco è un altro successo clamoroso, diventando in poco tempo una pietra miliare nella storia della musica leggera italiana e non solo.

Esattamente quarant’anni dopo, il Teatro Carlo Felice, il salotto buono della musica sinfonica genovese, apre le porte a questi straordinari musicisti per l’anteprima nazionale del nuovo capitolo delConcerto Grosso (il disco uscirà a giugno, mentre la torurnée nazionale vedrà la luce nel prossimo autunno).

Esattamente alle 21.15, davanti ad una platea stracolma (nonostante la finalissima di Champions tra Barcellona e Manchester City), Vittorio De Scalzi fa la sua apparizione sulla destra del palco in perfetto completo bianco. Lo seguono a ruota sulla sinistra Nico Di Palo, Giorgio D’Adamo e Gianni Belleno. Alle loro spalle – i “nostri badanti” li chiama spiritosamente De Scalzi – Andrea Maddalone e Francesco Bellia. De Scalzi imbraccia la chitarra acustica e intona Ho veduto. Poche battute ed entra tutta la band. Bellissimo. A seguire Signore io sono Irish, sempre da Senza orario e senza bandiera. Tutta la prima parte dello spettacolo è dedicata ai grandi successi dei New Troll. Un volo cronologico che spazia su più di tre decenni. Ecco allora il trittico fine anni Sessanta: Visioni (1968), Davanti agli occhi miei (1969) e Miniera (1969) il cui arpeggio iniziale di chitarra fa sempre venire i brividi. A rompere un poco la magia (almeno per chi scrive) è la scelta di cantare i successivi due brani – Lettidi Umberto Bindi, portata caparbiamente a Sanremo nel 1996 – e Poster di Baglioni – su una base musicale. I quattro New Trolls si posizionano davanti al palco e un poco sembra prevalere l’effetto karaoke. Tanto che la temperatura risale vertiginosamente di colpo, quando Vittorio, chitarra elettrica in mano, annuncia il roboante bolero di Becaud Et maintenant. È il tempo adesso dei due grandi successi fine anni Settanta, quelli che hanno spinto i New Trolls verso lidi più commerciali e pop, se si vuole, ma comunque sempre di grande classe: Aldebaran e Quella carezza della sera (“Ci sono alcune canzoni che diventano così famose che non le senti più tue” – scherza ancora Vittorio – “Un po’ le odi anche perché ti chiedono sempre di suonarle. Poi ci sono serate come queste in cui senti che interpretarle, invece, è giusto perché le si vuole condividere”). Il pubblico canta a squarciagola il ritornello. Ma è con i due successivi brani che scatta la vera e propria standing ovation: Vent’anni e, soprattutto, Le Roi Soleil entrambi capitoli del secondo Concerto Grosso. Uno dei momenti più alti di tutto il concerto. La prima parte potrebbe fermarsi qui, mentre la platea non smette di applaudire e di chiamare a gran voce Nico. Invece c’è ancora spazio per Il cielo di Renato Zero ancora cantato su base.

Come detto, la seconda parte dello spettacolo è interamente occupato dalla presentazione dell’attesissimo nuovo Concerto Grosso n.3. In realtà anche questo secondo momento può essere ulteriormente diviso in due spezzoni, dal momento che – seguendo ancora la bipartizione dei vecchi vinili – il nuovo disco è pensato con un Lato A e un Lato B (“Ormai il lato B fa venire in mente altre cose”, sussurra sorridendo D’adamo). Il fantomatico Lato A contiene brani scritti interamente dai New Trolls, composizioni che rispettano la tradizionale formula canzone. Quattro pezzi di buona (alle volte ottima) fattura che dimostrano, se ce ne fosse bisogno, come i New Trolls abbiano ancora molto da dire. Ogni canzone è strutturata come se fosse una dedica, la prima è Per Nico. Dove Nico è ovviamente Di Palo, l’amico ritrovato, un uomo di straordinaria forza di carattere, capace di sconfiggere persino il destino che, sottoforma di un terribile incidente, aveva scelto per lui forse altre strade. E invece Nico è lì, insieme agli altri a suonare e a cantare. In casi come questi il rischio di cadere nel retorico o, peggio, nel patetismo, è sempre molto alto. E invece Per Nico riesce a restare ben al di là di questa linea di confine. Un brano che emoziona, senza reclamare facili lacrime. SeguePer chi combatte per noi, un pezzo dedicato ai soldati italiani impegnati nelle zone calde del mondo. Una forte struttura ritmica sostiene tutta la canzone, che parte sulle note del Silenzio (interpretato dalla splendida tromba di Felice Reggia). Dalla guerra, seppur per motivi umanitari, all’amore e alla pace: Per Amore di Gianni Belleno e Per Lui, dedicata al più grande rivoluzionario pacifista che la storia abbia mai conosciuto, Gesù Cristo (con l’intervento vocale di Roberto Tiranti).

Finalmente ci siamo. È il momento anche di scoprire il Lato B. Mentre L’orchestra del Carlo Felice si prepara, D’adamo annuncia Luis Bacalov, che viene accolto sul palco con una nuova standing ovation. Il veliero del nuovo Concerto Grosso può davvero rompere gli ormeggi e salpare verso Venezia. Sì, perché il disco – concepito come un vero e proprio concept – parte dall’idea suggestiva di un veliero che, con a bordo un gruppo di musicisti, approda a Venezia (nel primo movimento, The mitical city). Venezia si mostra in tutto il suo misterioso splendore ai naviganti che intonano per lei il secondo movimento, Oh Venice. Una terribile tempesta, però, si abbatte sulla laguna, flagellando la città (Storm in Venice). L’immagine di Venezia che rischia di affondare nel suo stesso mare, fa venire in mente ai musicisti – in una sorta di sogno ad occhi aperti – il ricordo dell’Ofelia shakespeariana che annega con il suo abito: “Le sue vesti, gonfiandosi sull’acqua, l’han sostenuta per un poco a galla […]. Ma non per molto, perché le sue vesti appesantite dall’acqua assorbita, trascinaron la misera dal letto del suo canto a una fangosa morte” (Like Ophelia). Ma Venezia, come la Fenice, riesce a risorgere dalle sue ceneri e a trovare il coraggio di risollevarsi dalle acque (The magical city). Una storia di morte e resurrezione, di angoscia e speranza sempre in bilico tra realtà e sogno. Il pubblico ne resta affascinato e quasi intimorito. Forse la sfrontatezza e la magia del primo Concerto Grosso è irripetibile, ma si ha l’impressione che questo nuovo capitolo abbia tutte le carte in regola per reggere all’urto del tempo. Per essere apprezzato anche dal fan più esigente. Bacalov sorride un po’ sornione, un po’ compiaciuto dalla risposta del pubblico. I quattro, invece, sembrano quasi in soggezione come se percepissero che qualcosa di fortemente simbolico abbia attraversato il palco e si fosse propagato per tutta la platea. È ancora una volta D’adamo a rompere l’impasse annunciando che Bacalov regalerà un altro momento di intensa emozione, interpretando al piano un brano di Astor Piazzolla. Dopo quasi tre ore di spettacolo c’è ancora tempo per un bis. E, in qualche modo, non può che essere l’Adagio del primo Concerto Grosso. Da Shakespeare a Shakespeare, da Bacalov a Bacalov, dai New Trolls ai New Trolls… dal Concerto Grosso a Concerto Grosso.

Le luci si accendono sulla platea del Carlo Felice. È un applauso che sembra non finire mai. Un abbraccio collettivo. Il nuovo veliero dei New Trolls ha preso il mare… e non poteva farlo che da Genova.

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