Gian Piero Alloisio – Ogni vita è Grande

Alle volte basta il primo pezzo per capire immediatamente di avere tra le mani un grande disco. E allora fai l’opposto di quello che suggeriva Caparezza: altro che skippare e passare oltre. Tornare indietro e riascoltare. Perché Ogni vita è grande è una title track splendida, un piccolo gioiello che avremmo visto perfetto per Gaber. Il fatto è che più ci si addentra in questo lavoro di Gian Piero Alloisio, più si avverte che ogni pezzo suona grande, funziona, emoziona, diverte.

Eppure Ogni vita è grande è un disco disomogeneo, in cui si passa da punte di intenso lirismo (Il paese delle cose che non sono) a spunti di grande ilarità (Silvio); da piccole e grandi tragedie personali (VeneziaCanzone per Carlo) a tragicomiche pubbliche (Italia ti vorrei salvare); da tracce di teatro-canzone (King) al più classico blues (Baxiecò). E tale disomogeneità è anche per certi aspetti linguistica, per cui si susseguono inserti “alti” e inserti “bassi-colloquiali”, calambour e giochi di parole («Poi mi celo in una stanza/ amore celati anche tu/…/ in questa notte di tequila e brum brum/ coito ergo sum»), e ancora dialettismi («belin») e vero e proprio genovese.

Eppure, paradossalmente, è proprio in questa disomogeneità che Ogni vita è grande acquista omogeneità, tanto da poter essere letto come una sorta di concept album. Album-concetto nel senso etimologico del termine, album che ruota attorno ad un concetto: la descrizione degli ultimi vent’anni di questo nostro paese, la descrizione di una catastrofe. E allora tutto acquista un senso, alto e basso si mescolano o addirittura si ribaltano (il valore letterario di un libro – nel caso i Cento colpi di spazzola di Melissa P. – si misura dal tasso di pornografia dello stesso), la tragedia di Carlo Giuliani segue a ruota la ricetta del pesto perché ormai tragedia e mero intrattenimento cabarettistico vengono sciorinati nei tanti, troppi talk show pomeridiani e serali senza soluzione di continuità (basta giusto indossare la faccia migliore per l’occasione).

Alloisio lo definisce un disco politico. Definizione corretta, a patto che per politico si intenda il suo significato reale: la partecipazione attiva alla vita sociale di un paese. Politico, quindi, diventa descrivere ciò che si ha davanti, senza voltare la testa. Con lucidità, con sarcasmo, con spietatezza. Eppure, questo Ogni vita è grande è anche un disco che ha nell’amore uno dei suoi punti cardini. Solo l’amore ha valore salvifico. Solo l’amore ci fa capire che, appunto, ogni vita è grande. Ogni vita, cioè anche – soprattutto – la nostra! Così come un atto d’amore e di rispetto è il grande lavoro fatto da Alloisio nel recupero dell’opera di uno dei più grandi nostri chansonnier. Dopo mesi passati a digitalizzare le opere inedite (registrate originariamente su nastro) del grande Umberto Bindi, Alloisio ci regala qui quattro piccole sue perle rimaste troppo a lungo nel cassetto.

Così come un atto d’amore – il più grande – è quello di mettere al mondo oggi, in tempi di crisi, una vita, nonostante tutto, nonostante tutti, «Perché è vero che non c’è lavoro/ è chiaro che non c’è futuro/ però… c’è quel discreto entusiasmo/ che basta a fare centro/ nell’universo/ e lì portare a termine l’orgasmo/ […] perché stanotte qui c’è tanto amore/ da perdere il fiato».

Apparso su: http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/ogni-vita-e-grande/

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