Umberto Tozzi – Live all’Arena di verona, 40 anni che Ti amo

Certo, chi si occupa di musica d’autore – e non solo! – può forse fare lo schizzinoso di fronte a quell’irresistibile riff di giro di Do. Però poi sotto la doccia, alzi la mano chi non l’ha canticchiata? Sì, certo, sempre il suddetto può prendere in giro quanto vuole quello strano “guerriero di carta igienica” (sic!) a cui si deve aprire la porta, ma poi chi è che non ci ha pensato anche solo per domandarsi cosa diavolo volesse dire (adattando, forse, a Giancarlo Bigazzi, la definizione che già Gianni Borgna aveva dato di Mogol, di autore, cioè, che sta in bilico continuo tra kitsch e sublime)?

1977, Umberto Tozzi ha già scritto una manciata di pezzi di grande successo per altri interpreti; fa ascoltare all’amico Guido Guglielminetti (i due suonano da anni insieme) un suo nuovo brano, si chiama Ti amo. Guglielminetti lo guarda un po’ perplesso… “Umberto, sei sicuro?”. Sì Umberto è sicuro. È ha ragione lui. Ti amosfonda nel mercato, vince il Festivalbar e vende centinaia di migliaia di dischi. È un successo inarrestabile che Umberto saprà replicare – con la sua grande capacità di creare melodie di facile presa ma inarrivabili nella loro semplicità pop – per almeno altri tre anni (TuGloriaStella Stai). Ma tutto, appunto, inizia da Ti amo. E Ti amo compie oggi ben 40 anni.  Tozzi l’ha celebrata prima con una raccolta contenente una rivisitazione del brano in chiave internazionale con l’apporto di Anastascia. Quindi con il mega concerto-evento all’Arena di Verona del 14 ottobre (ma Tozzi ha rischiato seriamente di dovervi rinuciare per un’appendicite acuta) di cui ci dà testimonianza questo importante doppio cd uscito per la Momy Records (e distribuito dalla Sony).

Accennavo, poco fa, al grande successo popolare di Tozzi alla fine degli anni Settanta. E credo non sia un caso che il disco si apra con una canzone che a mio avviso resta una sorta di ferita aperta per il Nostro, Notte rosa. Nel 1981 il cantautore torinese sembra quasi volersi emancipare dall’immagine sdolcinata dei primi dischi e dà alle stampe un album che si apre con una title track dalla lunghezza inusitata per i suoi standard e con un’intro ipnotica di grande effetto. Il disco, però non vende come i precedenti e segnerà l’inizio di un declino di popolarità che durerà fino al ritorno al grande successo alla fine del decennio (ma di questo diremo più avanti). Notte rosa continua oggi a essere un grande pezzo rock e mantiene nella versione live tutta la sua forza dirompente. Un po’ a sorpresa ecco arrivare subito dopo proprio la “famigerata” Ti amo, cantata – ca va sans dire – da tutta l’Arena.

Segue un dittico del Tozzi sociale (due brani presentati entrambe al Festival di Sanremo). Può di nuovo, forse, far sorridere parlare di “sociale” per quanto concerne Tozzi. Ma sarebbe un sorriso sbagliato. Perché se restiamo nel campo di quello che Paolo Talanca chiama “canzone d’occasione”, Tozzi ha spesso parlato di “sociale” (droga e solitudine esistenziale.) Gli altri siamo noi(1991) è un pezzo che funziona e che ha una sua aurea di “epicità”. Arriva, quindi il momento del pezzaccio di Giancarlo Bigazzi (con testo dello stesso Tozzi e di Raf), Si può dare di più. Una canzone che non solo stravince il Festival di quell’anno – siamo nel 1987 – ma che riporta alla ribalta Tozzi dopo la delusione di un disco tanto bislacco quanto da rivalutare come Hurrah (1984). All’Arena di Verona non potevano mancare per l’occasione i sodali Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri. Proprio Ruggeri si fermerà sul palco per un duetto da brividi, per un pezzo da brividi quale Dimentica dimentica (1977).

Se il doppio album ha un difetto è quello probabilmente di voler rendere le troppe facce della musica di Tozzi. Questo per dire che alcune canzoni sono solo accennate e i medley lasciano sulla bocca una sensazione di incompiutezza. È il caso del trittico Roma NordSe non avessi teGli innamorati. Ma chi scrive – lo ammetto – ha un debole proprio per Roma Nord e la vorrebbe almeno una volta ascoltare nella sua intierezza. Tozzi mi perdonerà!

Non c’è tempo per recriminare; un po’ a sorpresa, il cantautore imbraccia la chitarra e accenna nientemeno che The sound of silence di Simon e Garfunkel. Come se volesse renderci partecipi dei suoi grandi amori musicali giovanili. Solo così probabilmente si può capire la successiva È una bambolina che fa no no(dei Quelli ma in origine di Michel Polnareff) con l’intervento di Al Bano, con cui Tozzi duetta in una decontestualizzata Nel sole.

Dopo un altro medley (LeiQualcosa qualcuno – altro gioiello del cantautore – e Dimmi di no) e Immensamente, ecco arrivare altri duetti importanti. Entra in scena Raf e i due non possono non proporre Gente di mare, il primo approdo di Raffaele Riefoli all’italiano e grandissimo successo commerciale (sempre nel fondamentale, per Tozzi, 1987). Raf resta in scena ancora per altri suoi pezzi, L’infinito Self control (ripresa nel 1984 dall’americana Laura Braningan dopo la felice cover inglese di Gloria). Umberto Tozzi imbraccia nuovamente la chitarra acustica e ci regala un altro splendido pezzo d’antan, Donna amante mia (primo suo singolo, datato 1976); è il prodromo all’entrata in scena di Fausto Leali. I due duettano in un brano che Tozzi aveva scritto proprio per Leali (ma incisa anche da Mina) del 1976, Io camminerò. Un po’ a sorpresa i due si concederanno anche una rilettura di Vita. Scelta curiosa perché non non vede la presenza, invece, di Gianni Morandi come ci si sarebbe potuto aspettare.
Altro medley in acustico e altro ripescaggio del Tozzi forse meno conosciuto dal grande pubblico, Tu sei di me (dall’album Donna amante mia del 1976) e Perdendo Anna (da Tu del 1978). Tozzi lascia la scena, quindi, al suo ex tastierista (e stando almeno al libro dello stesso Tozzi, Non solo io: la mia storiadel 2009, motivo della dolorosa rottura con Bigazzi), Marco Masini(T’innamorerai e Caro babbo).

Siamo al gran finale e Tozzi vuol far saltare dalle sedie il pubblico. Ci pensa prima con Io muoio di te(canzone che segnerà il clamoroso ritorno al successo del cantautore con la vittoria del Festivalbar nel 1994); quindi con il medley Stella staiMy sharona (ebbene sì, sembra che Tozzi si diverta proprio!) e un Corpo e un’anima (scritta da Umberto e Damiano Dattoli per Wess e Dori Ghezzi nel 1975); e poi ancora con Tu (altro giro di Do insuperabile) e infine – poteva essere diversamente? – con Gloria. E sarà proprio Gloria ad essere ripresa nel finale anche nella versione orchestrale della London Symphony Orchestra. Chiude il cd la versione in studio di Ti amo con Anastascia, quasi a volere recuperare un duetto che purtroppo non ha potuto aver luogo in quanto la cantante americana era impegnata in una registrazione per la televisione tedesca il 14 ottobre.

Un disco che, come detto, forse presenta alcune piccole pecche, ma che ci mostra un artista di sessant’anni in splendida forma, con una band al seguito davvero notevole. Ma, soprattutto, che ha il grande merito di ricordarci quanto Umberto Tozzi sia stato un pezzo imprescindibile nella storia della canzone pop italiana (e non solo). Se solo alle volte non fossimo così snob da non apprezzare i giri di Do!

(Pubblicato su http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/live-allarena-di-verona-40-anni-che-ti-amo/)

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