Carlo Valente – Tra l’altro

Carlo Valente è un ragazzone reatino uscito a pieni voti dal Dams di Bologna. Da qualche anno si è messo in testa di fare il cantautore. Non per gioco, ma per necessità. La necessità di raccontare se stesso, certo, ma anche la realtà che lo/ci circonda. E di farlo con la consapevolezza che “il cantautore ha il compito di dare qualcosa in più a chi ascolta” dal momento che il “consumo della musica è diventato ‘fastfoodiano’”. Carlo Valente ha vinto due anni fa il contest Duel-cantautori a confronto organizzato a Torino da Federico Sirianni; pochi mesi dopo è stato finalista al premio Bindi. Sono seguiti una serie di esperienze live importanti (come quando ha diviso il palco con Francesco De Gregori), perché in qualche modo è proprio nei live che la bravura di questo ragazzotto emerge in tutto il suo splendore. Qualcuno ha scomodato per lui il paragone con Rino Gaetano, altri con Capossela. Ma la verità è che questo ragazzotto ha già una cifra stilistica del tuttopersonale e autonoma. Certo in molti, tra cui il sottoscritto, lo aspettava al varco per questa prima uscita discografica e Valente – coadiuvato dal prezioso lavoro di Piergiorgio Faraglia e Francesco Saverio Capo – non sbaglia il bersaglio. Questo suo primo Tra l’altro… è un album che sa unire perfettamente gli impeti giovanilistici dell’opera prima alla sobrietà del lavoro maturo. Insomma, la forza dell’impatto live non si perde pur restando maggiormente imbrigliata tra le forme della canzone in studio. Si parlava prima delle possibili ascendenze, se volessimo restare al gioco dei rimandi potremmo dire che Valente ricorda in qualche modo la grande tradizione cantautorale degli anni Settanta dove anche il privato diviene pubblico. C’è, insomma, una forte componente etica nelle sue canzoni che pure non tralasciano anche l’aspetto più lirico e intimo.

Prendiamo – per ciò che concerne il primo versante – la title-track, dolente ed emozionante brano dedicato alla vicenda di Federico Aldrovandi, una sorta di lettera aperta scritta dallo stesso Federico ai suoi carnefici: quei tutori della legge che pure la legge hanno infranto. Oppure a Crociera maraviglia in cui il viaggio della disperazione di chi cerca rifugio sulle nostre coste viene – appunto – paragonato ad una crociera verso la terra delle meraviglie: “Spendono miliardi per non farmi entrare, il giorno dopo poi mi vengono a cercare/ è un lavoro sporco ma qualcuno lo dovrà pur far/ Un giorno ormai vicino invertiremo i ruoli, verrete giù Popolo di Navigatori/ la rotta è sempre quella, il marchio da migrante lo avete già”. O, ancora, a La trattativa Sandro Maura in cui la storia dei due amanti che fingono agli occhi della gente di non conoscersi è sottile allegoria del rapporto Stato-Mafia. Rientrano, invece, nel secondo versante ballate di grande impatto come il brano d’apertura (e ci scuserà, qui, Valente se non possiamo non notareche quella chitarra iniziale ci ricorda Cose di degregoriana memoria, così come il verso “Ogni ruga che detesti, la prendo io se ti va bene” ha più di un debito nei confronti di “E io amo le sue rughe ma lei non lo capisce”) Sto giocando o la conclusiva Canzone moschina.

Detto dell’ottimo lavoro agli arrangiamenti di Faraglia, un’ultima annotazione meritano i testi. Valente si serve, infatti, di una versificazione alle volte quasi arcaizzante nella struttura della sintassi con abbondanti anastrofi (l’inversione dell’ordine abituale delle parole); è questo sicuramente il frutto di un fine lavoro di ricerca, una verbosità linguistica insomma che nulla toglie alla leggerezza (calviniana) del dettato. Anche sul piano lessicale ricchissima è poi la scelta espressiva con termini alti o resi arcaizzanti dal troncamento, accanto a espressioni gergali, colloquiali o triviali: “Troia infedele la donna che fu patria del mio triste cuore/ sono stati vent’anni di grandi progetti falliti per colpa di chi/ già sapeva che un forte dolore poteva solo ridurmi così/ Ma già da oggi ho ripreso ad uscir, vedo e conosco altra gente” (oltretutto, proprio, nello stesso brano – La trattativa Sandro-Maura – abbiamo anche un sottile gioco di parole per cui nel verso “Capaci d’amare non siamo lo so”, il primo termine può essere letto come verbo o come luogo geografico di triste memorie).

Insomma, Tra l’altro… è un album davvero ben riuscito e Carlo Valente un ragazzotto da tenere ben d’occhio. Perché, che che ne dica qualche Solone della critica, la canzone d’autore è ancora viva e giovane!

(Pubblicato su http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/tra-laltro/)

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